giovedì 27 agosto 2015

E se fosse proprio un virus?

E se fosse proprio un virus

Una coltivazione dell'orto stenta, non produce, i frutti sono irregolari o marciscono. E se fosse proprio un virus? Come è noto, non esistono rimedi: e una volta che il virus dannoso si è installato nelle fibre dei nostri ortaggi, non c’è più modo di impedire che la pianta cessi di produrre e muoia. Tuttavia, è possibile operare a monte, tenendolo lontano dalle piante. Il metodo c’è.

Sono noti diversi tipi di virus che aggrediscono le zucchine. In Italia le virosi più diffuse sono il  CMV (Cucumber Mosaic Virus  - Virus del Mosaico del Cetriolo), il WMV (Watermelon   Mosaic Virus - Virus del Mosaico dell’Anguria)   e  lo ZYMV (Zucchini Yellow Mosaic Virus - Virus del Mosaico   Giallo dello Zucchino), senza dimenticare l’ultimo aggiunto cioè il   il MWMV (Moroccan Watermelon   Mosaic Virus).

 
 

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Tutti questi virus hanno in comune la proprietà di essere diffusi dagli insetti che frequentano le nostre piante, in particolare dagli afidi. In alcune colture industriali biologiche, specialmente in Liguria, si è tentato di prevenire le infezioni virali tenendo gli afidi lontani dalle coltivazioni, per esempio coprendole con tessuto non tessuto.A livello di ricerca si sta cercando di individuare ceppi virali che, inoculati nelle piante, siano in grado di contrastare i virus dannosi.

L'ortica è una delle armi più efficaci per la lotta biologica contro gli afidi
 

Considerando che i nostri orti sono assai lontani da queste possibilità, non dobbiamo dimenticare che, invece, siamo abilissimi nella lotta biologica contro gli afidi. Questa nostra abilità è spesso coronata da successo perché i nostri orti consistono di poche piante, sulle quali possiamo concentrare i nostri sforzi.

Occorre anche dire che molto spesso, per quanto riguarda gli zucchini,  insistiamo con i trattamenti a base di zolfo o zolfo ramato per prevenire l’oidio che è visibilissimo, e trascuriamo i trattamenti antiparassitari perché gli afidi non creano grosse concentrazioni o colonie visibili sulle piante di zucchini.

 
 

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Coltivare l'orto Editrice, 2014

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Quindi, mentre ci proponiamo di non trascurare i trattamenti antiparassitari biologici sulle nostre piante di zucchini e cucurbitacee in genere, vogliamo ricordare brevemente quali sono questi trattamenti. Sono essenzialmente irrorazioni di preparati liquidi, fatti sulle piante con spruzzatori manuali. I preparati si ottengono tutti con elementi naturali sottoposti a due procedimenti diversi, per cui prendono il nome di macerati o di infusi.
Dopo aver fatto macerare l'ortica per un paio di giorni, la si può filtrare per poi spruzzarla sulle piante
 

I macerati

I macerati si ottengono lasciando macerare in acqua semplice, per qualche giorno, delle essenze vegetali, tra le quali la più rappresentativa è sicuramente l’ortica, sia per la sua efficacia sia per la facilità di reperire questa pianta lungo i confini dei nostri orti o anche tra le aiuole, se siamo così intelligenti da non estirparla tutta.

Un’altra essenza efficace è l’equiseto, più comunemente detto Coda di cavallo, che cresce solitamente vicino ai corsi d’acqua o sulle sponde di piccoli laghi.

Ci sono poi molte altre essenze che possono essere utilizzate in questo modo come per esempio la menta, la ruta, il basilico, il prezzemolo, la mentuccia.

 
     
     
 
Anche le cimici sono vettori di virus dannosi per le piante, che vengono trasmessi con  le loro punture
 

La ricetta dei macerati

In un secchio con 8-10 litri d’acqua immergere una quantità di essenza fresca pari a 500-1000 grammi. Spingete tutto sott’acqua e lasciate macerare per due giorni almeno. Periodi più lunghi servono solo ad aumentare il cattivo odore e non  garantiscono maggiore efficacia.Dopo due giorni completi filtrate il liquido in modo da poterlo mettere in uno spruzzatore senza che i fori vengano otturati; potete usare anche gli spruzzatori che contenevano prodotti per la casa, ben lavati.

 
 

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Se dovete irrorare piantine ancora piccole diluite il preparato in questo modo: 25% di preparato, 75 % di acqua. Diminuite la diluizione per piantine più cresciute. Per piante ormai grandi fate una diluizione al 50%.La diluizione è una norma prudenziale e  deriva dal fatto che il preparato può contenere azoto troppo concentrato, che potrebbe danneggiare le piantine.

Gli infusi si preparano rapidamente con acqua bollente e essenze come l'aglio o il peperoncino
 

Gli infusi

Gli infusi si ottengono rapidamente versando un litro  di acqua bollente su  3 spicchji di aglio, oppure 2-4 peperoncini secondo la grandezza, oppure due sigarette o quantità equivalente di tabacco. Nel caso dell’aglio schiacciatelo prima, nel caso del peperoncino sminuzzatelo.

Quando l’infuso è freddo può essere spruzzato sulle piante. Anche in questo caso, come norma prudenziale per evitare effetti troppo violenti, consiglio una diluizione come già detto per i macerati.

Con il tabacco si prepara un ottimo infuso anti-cimice
 

Il sapone di Marsiglia

Alcuni usano preparare un composto da spruzzare sciogliendo semplicemente 30 grammi di scaglie di sapone di Marsiglia in un litro di acqua. Questo preparato è efficace in quanto è appiccicoso.

Per quanto riguarda i preparati vegetali già descritti, sia i macerati che gli infusi, consiglio sempre di aggiungere per ogni litro un cucchiaio di scaglie di sapone di Marsiglia o anche un cucchiaio di detersivo liquido domestico per stoviglie. L’effetto di questa aggiunta è di aumentare la tensioattività del preparato, cioè rendere possibile una aderenza molto superiore alle foglie su cui viene spruzzato. Questo risulta molto utile specialmente per le piante a foglie cerose, come per esempio i cavoli.

 
 

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Anche il peperoncino è alla base della preparazione di molti infusi anti-afidi
 

Che fare con il preparato che avanza

Il preparato che avanza dopo poco tempo comincerà ad emanare un puzzo tremendo, per cui è sconsigliabile conservarlo per usi futuri: se necessario si potrà prepararne di fresco. Tuttavia la parte avanzata non va gettata, perché è un fertilizzante prezioso. Quindi potete distribuirlo alla base delle vostre piante, evitando di metterlo tutto addosso a una pianta sola. Per questa operazione sono preferite le verdure a foglia (insalate, ecc).

 
 

I manuali di Coltivare l'orto

Coltivare i peperoncini piccanti

Dagli innocui Bell e Poblano  agli infernali Fatali, Habanero , Bhut Jolokia e Trinidad Scorpion Moruga

Coltivare l’orto Editrice 2013

72  pagine. Formato 17x24. Prezzo euro 5,00

Esistono migliaia di varietà coltivate di peperoncino. Si tratta di una spezia amata e diffusa in tutto il mondo, attorno alla quale si è sviluppata una cultura che vede impegnati migliaia di appassionati. Spesso questi si tramutano in veri e propri collezionisti di varietà , molte delle quali si contendono la palma di peperoncino più piccante al mondo. Dopo una lunga permanenza dell’Habanero ai vertici del Guinness dei Primati, ora è la volta del Bhut Jolokia. Questo libro introduce in modo semplice ma completo all’affascinante mondo dei peperoncini e alla loro coltivazione: anche un piccolo terrazzo può essere sufficiente.

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L'ortica è efficace anche essiccata. Si può raccogliere nei periodi di maggiore abbondanza lasciandola essiccare al sole, e conservandola poi in sacchetti di tela. La quantità da usare va rapportata al peso da verde
 

Quando ripetere il trattamento

Il trattamento si può fare anche continuativamente sulle piante, ripetendolo ogni settimana; nel caso fosse necessario si può ripetere anche ogni due o tre giorni perché non ha effetti dannosi sulle piante, anzi ha un effetto blandamente fertilizzante. Naturalmente non bisogna esagerare nella concentrazione. Tenete conto che gli afidi irrorati non stramazzano subito al suolo ma restano al loro posto apparentemente indifferenti: solo dopo due o tre giorni noterete che non ci sono più.

L'equiseto o Coda di cavallo cresce nei luoghi umidi ed è efficace come l'ortica
 
 

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Quali piante trattare

Si possono trattare praticamente tutte le piante da orto, anche le insalate che poi però dovranno essere ben lavate. Non occorre versare litri di preparato sulle piante, con uno spruzzatore molto fine capace di nebulizzare il getto non occorre insistere più di mezzo secondo su un’area, cioè l’irrorazione va fatta muovendo continuamente il getto verso le zone successive, senza soffermarsi.

Le piante si possono irrorare in ogni fase della loro crescita, anche a pianta fiorita: in questo caso però bisogna avere l’accortezza di non irrorare i fiori.

Il peperoncino si conferma pianta dai mille usi
 

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Un libro che fa finalmente chiarezza sull’uso delle fasi lunari nella coltivazione dell’orto, in particolare sui periodi di semina.

Dopo aver spiegato come, perché e quando la luna influisce, prende questo dato come riferimento per calcolare con estrema precisione i giorni più favorevoli alla semina di ogni ortaggio. I nuovi criteri di coltivazione dell’orto tendono a emanciparsi dalla necessità di produrre a tutti i costi: privilegiano la genuinità del cibo e la naturalità dei metodi adottati in ogni fase. Nasce così l’orto biologico, che raggiunge la sua punta più avanzata nell’orto sinergico. In queste condizioni le piante non sono più violentate nella crescita da concimi, ormoni e pesticidi di varia natura, spesso usati massicciamente e oltre la reale necessità. Liberate dai condizionamenti chimici, e affidate nuovamente alle cure di terra, sole, acqua e aria, le uniche cose di cui hanno veramente bisogno, rigenerano la loro sensibilità alle influenze delicate dell’ambiente, come quella, osteggiata e misconosciuta, delle fasi lunari.

Questo libro prende in considerazione alcuni dati scientifici, come il tempo di germinazione e la temperatura necessaria, oltre a un dato che ci viene dalla tradizione millenaria, quello dell’influenza lunare. Dalla sinergia di queste informazioni deriva il calcolo dei giorni più adatti alla semina di ogni ortaggio.

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I sintomi della peronospora sulle principali coltivazioni dell’orto e sulle rose

I sintomi della peronospora sulle coltivazioni dell'orto e sulle rose

 

La peronospora è una malattia insidiosa. Una pianta, una volta aggredita, non può più essere curata se non ricorrendo a prodotti sistemici, cioè composti chimici che entrano nei tessuti della pianta e si trasferisco poi nell’organismo di chi la consuma. La coltivazione biologica prevede che non si usino prodotti sistemici. E dunque importante riconoscere la malattia al suo primissimo insorgere, per evitare che l’infezione si estenda a tutta la coltivazione.

I trattamenti contro la peronospora devono essere preventivi, perché non esistono interventi curativi biologici. Il verderame (o poltiglia bordolese) può essere usato con profitto, ma deve essere spruzzato sulle piante PRIMA dell’arrivo delle spore della peronospora: il rame, infatti, impedisce che queste penetrino nella pianta.

 
 

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Peronospora della patata. Sintomi sulle foglie e sui tuberi.
 

Abbiamo già visto che è possibile determinare con buona approssimazione il momento in cui i trattamenti vanno iniziati, in base alla regola dei tre dieci.

vedi: http://www.coltivarelorto.it/ART/0025art0003b.html

 

Gli anticrittogamici sistemici per la peronospora hanno la proprietà di penetrare nei tessuti della pianta e aggredire anche qui le spore, ma questo deve avvenire entro due o tre giorni dall’infezione altrimenti anche questo rimedio è inefficace.

 

 
 

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Si parla di TEMPO DI CARENZA assumendo che, dopo alcuni giorni, l’effetto delle sostanze chimiche non è più in grado di agire sull’organismo di chi consuma la pianta; dunque, il ritornello è: usate pure i prodotti sistemici, basterà rispettare il tempo di carenza, cioè non consumare gli ortaggi per un certo numero di giorni, e la salute sarà salvaguardata.

Foglia di pomodoro distrutta dalla peronospora
 

In effetti, come appare evidente, dopo il numero di giorni le sostanze non scompaiono del tutto, ma si riduce al quantitativo minimo sotto il quale non sono più nocive.Se teniamo conto del fatto che comunque una certa quantità, sia pure minima, resta, e che le sostanze chimiche possono accumularsi nel nostro organismo, vediamo bene che non c’è molto da stare tranquilli. L’imperativo per una coltivazione biologica è quello di non usare MAI anticrittogamici o insetticidi sistemici.

 
 

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Come si manifesta la peronospora del pomodoro

L’insorgere della malattia è favorito dalle piogge frequenti, dalle irrigazioni a pioggia, dalla eccessiva umidità, dallo scarso arieggiamento  e da temperature  da 18 a 25 °C. (Ma l’infezione si innesta non appena la temperatura minima si stabilizza sopra i 10 °C). I sintomi si manifestano su tutte le parti della pianta: le foglie si chiazzano di macchie brunastre irregolari, che successivamente si seccano; nella zona corrispondente inferiore della foglia sono presenti delle muffe biancastre. I piccioli delle foglie e gli steli si coprono di tacche marroni, e sui frutti compaiono macchie traslucide che diventano presto nere e portano alla marcescenza; è possibile che queste lesioni siano ricoperte da una muffa bianca.

 

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Peronospora del pomodoro. Macchie traslucide marroni sul frutti
 

Come si manifesta la peronospora della patata

La malattia si manifesta quando le condizioni di tempo caldo e umido si mantengono per diversi giorni, con le temperature notturne superiori ai 10 °C e una umidità relativa superiore al75%.  I sintomi compaiono prima sui margini delle foglie più basse, dove si formano delle macchie gialle subito tendenti al bruno. Successivamente compare anche una muffa biancastra sotto le foglie.  Occorre intervenire immediatamente appena una pianta presenta questi sintomi per evitare che l’infezione si trasferisca a tutte le altre distruggendo tutta la coltivazione.

 

 

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Sulle patate compaiono delle zone leggermente concave di colore livido, sotto le quali la polpa assume un colore rossiccio e molle. L’attacco che inizia in campo può apparire leggero, ma poi prosegue e si ampia anche nel magazzino di conservazione ed è facilmente identificabile per l’evidente odore di marcio 
 

Peronospora della vite. Sintomi sulla pagina inferiore della foglia (a sinistra) e sulla pagina superiore (a destra)

 

Come si manifesta la peronospora della vite

Al verificarsi delle condizioni dettate dalla regola dei tre dieci le spore germinano con un  periodo di incubazione che varia dai 4 ai 15 giorni, a seconda della temperatura e della umidità.  Nel piccolo vigneto familiare si fanno dei trattamenti preventivi con poltiglia bordolese; solitamente uno al verificarsi delle prime condizioni di infezione, uno prima e uno dopo della fioritura, e poi un altro quando i grappoli non sono ancora completamente serrati, in modo che il prodottosi diffonda anche al loro interno.

 

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Peronospora della rosa. Sintomi sugli steli e sulle foglie
 

Come si manifesta la peronospora della rosa

Tra le piante ornamentali la rosa è una delle più attaccate dalla peronospora, anche perché è una delle più diffuse. I sintomi di manifestano su tutta la pianta, partendo dalle foglie su cui appaiono delle macchie irregolari rosso-brune in corrispondenza delle quali, nella pagina inferiore delle foglie, si riscontrano muffe biancastre. Le l’infezione non viene fermata rapidamente le macchie si allargano distruggendo tutta la foglia. Sugli steli compaiono invece delle tacche marroni che li percorrono per una lunghezza fino a 20-30 cm, e si trasformano presto in cancri.

     
     
 
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